mercoledì 6 maggio 2015

prenotando giorni felici!


vorrei scrivere senza che poi, una volta che uno legge, mi facesse domande. si fanno domande agli autori dei libri? si, a volte. quando presentano il libro, quando si organizzano eventi, ma mica gli si domanda privatamente il senso di ogni e qualsiasi parola che hanno scritto.
e poi i libri sono storie inventate. come la mia.
sembra che da otto mesi a sta parte i pensieri si siano moltiplicati, siano tanti, sempre gli stessi ma amplificati. sembrano rimbombare e risuonare in testa molto più spesso, di notte sbattono a destra e a sinistra della testa, fanno dormire male, fanno fare risvegli continui. si sente ogni rumore. la lavatrice che và e che, pur comprata come silenziosa, sembra essere un infernale strumento rumoroso. gli uccellini che camminano sul tetto e sembrano enormi polli che vagano tra le tegole con le loro zampe pesanti e fastidiose. si sente il cane che ulula a non si sa che animale strano. si sente tutto. tutto. tutto quello che una volta non si sentiva. un sonno debole, confuso, contorto, nervoso, ansioso. la notte sembra essere il momento in cui i problemi si animano e ballano una danza tra i neuroni saltando qua e là tra le pareti cerebrali. eppure... 

eppure cos'è cambiato? ecco. bella domanda.
è cambiato che, distante un pochino da te, ci si sente in colpa per non essere vicino a te.
che, distante anche da te, non si riesce a fare quello che prima si faceva stando vicino a te.
che, distante anche da voi, sembra proprio tutta un'altra cosa.
un'altra vita. e lo è, non lo si può negare.
ma manca.
e la cosa più strana è che lo si sapeva, ma non si pensava forse fosse così tanto pesante. 

è cambiato che alla fine non è cambiato altro. non è migliorato altro. non c'è stato nessun miracolo. nessuna guarigione prodigiosa. nessun miglioramento strabiliante. nessuna diagnosi errata. nessun esame sbagliato. null'altro. e si vive col solito e medesimo pensiero che a giorni si amplifica e diventa un muro davanti agli occhi, davanti a ogni progetto, davanti a ogni secondo futuro. un muro che si innalza e ti chiude la visuale. non si vede oltre. non ci si arrampica sopra. non si vede luce. solo ombra. in quei giorni tutto è difficile, complicatissimo e impossibile. in quei giorni non se ne parla con nessuno perchè nessuno può capire. nessuno.. o quasi. e quei quasi non li si può considerare perchè anche loro, a giorni alterni, si trovano davanti allo stesso muro. le uniche persone con cui si potrebbe parlare sono le stesse che si schiantano addosso alla parete e che si sforzano di farsi vedere forti e pronti a far crollare quello stesso muro.
quindi in quei giorni si sta zitti, si fa finta che le cose siano stabili, che i pensieri siano stabili, che nonostante tutto si vada avanti bene, con speranza e poca paura.
invece non è proprio così. anzi, per niente.
quei giorni stanno prendendo il sopravvento rispetto agli altri. li battono in percentuale. nel registro cominciano ad essere più presenti quelli invece che questi altri. non li si contano più solo su una mano, non ci stanno più. quei giorni stanno aumentando. e a poco serve constatarlo e basta. 

servirebbe un immenso raggio di sole. e ci si sforza di appendere un sole finto sulla finestra. solo che non fa luce e non scalda. ma ci si sforza di far finta che esso sia come il sole vero. si fanno le cose col sorriso o le si fanno e basta. si continua con la solita routine pensando che magari un giorno qualcosa accadrà. si fanno programmi. si prenotano giorni felici.

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